Vi ricordate Suor Maria Claretta interpretata da Whoopi Goldberg in Sister Act? Beh, immaginatevela maschio e con la faccia burbera alla Robert De Niro. Se poi aggiungete il fatto che quest’uomo è francese il divertimento è assicurato.
Il paragone con Whoopi Goldberg mi è tornato alla mente vedendo correre Padre Mario in abiti talari e con le sue inseparabili scarpe da ginnastica, un pò come faceva suor Maria Claretta con le sue decolletè laccate rosse.
Mario, interpretato da Jean-Marie Bigard è un ex-galeotto che, uscito di prigione dopo sette anni, deve fare i conti con la malavita che è fuori ad attenderlo.
Per sfuggirgli chiede aiuto al fratello prete (un bravissimo David Strajmayster che nei modi somiglia tanto a Ben Stiller) che, armatolo di tunica nera ('guarda che è molto comoda eh?') e biglietto, lo spedisce in un paesino dell’Ardèche, da padre Etienne, suo amico prete, che lo accoglierà come seminarista.
Peccato che, arrivato in paese, Mario venga scambiato per il nuovo parroco in quanto padre Etienne è appena morto.
Inizia così una divertentissima commedia degli equivoci piena di gag esilaranti in cui, grazie ai due fantastici protagonisti, si ride di gusto dall’inizio alla fine.
Evidente lo zampino di Luc Besson, qui nelle vesti di produttore, il primo a proporre a Bigard, comico e cabarettista francese, la parte del parroco.
Il paragone con Whoopi Goldberg mi è tornato alla mente vedendo correre Padre Mario in abiti talari e con le sue inseparabili scarpe da ginnastica, un pò come faceva suor Maria Claretta con le sue decolletè laccate rosse.
Mario, interpretato da Jean-Marie Bigard è un ex-galeotto che, uscito di prigione dopo sette anni, deve fare i conti con la malavita che è fuori ad attenderlo.
Per sfuggirgli chiede aiuto al fratello prete (un bravissimo David Strajmayster che nei modi somiglia tanto a Ben Stiller) che, armatolo di tunica nera ('guarda che è molto comoda eh?') e biglietto, lo spedisce in un paesino dell’Ardèche, da padre Etienne, suo amico prete, che lo accoglierà come seminarista.
Peccato che, arrivato in paese, Mario venga scambiato per il nuovo parroco in quanto padre Etienne è appena morto.
Inizia così una divertentissima commedia degli equivoci piena di gag esilaranti in cui, grazie ai due fantastici protagonisti, si ride di gusto dall’inizio alla fine.
Evidente lo zampino di Luc Besson, qui nelle vesti di produttore, il primo a proporre a Bigard, comico e cabarettista francese, la parte del parroco.
“Il caso ha voluto – ha raccontato Bigard - che quando incontrai Luc Besson per la prima volta - in occasione delle riprese per Restos du Cœur -, lui mi disse: ‘Ti vedrei bene nel ruolo di un parroco!’. Ce ne siamo ricordati quando ci siamo ritrovati assieme per parlare de Il Missionario.
Effettivamente devo dire che l’abito fa il personaggio: non appena ho indossato la tunica le persone hanno cominciato a trattarmi in modo diverso. Succede qualcosa quando si indossa quell’abito, è tutta questione di esserne degni!”.
E in effetti è proprio il contrasto tra la faccia un pò rude del protagonista e l’abito che indossa che rende ancora più comica la situazione: e poi, come ho già scritto, quelle fantastiche scarpe da ginnastica!
Buona anche la regia di Delattre, e la fotografia, un pò stile Giù al nord, altro film rivelazione francese di qualche tempo fa.
Buona anche la regia di Delattre, e la fotografia, un pò stile Giù al nord, altro film rivelazione francese di qualche tempo fa.
Infine una menzione alla musica di Alexandre Azaria, giusta e nei momenti giusti, soprattutto quando si inserisce con temi sacri o orientaleggianti.
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